Tutte le volte in cui mi trovo a nuotare in condizioni di mare formato, per allenamento o per soccorso, mi servono poche cose per stare veramente tranquillo: tra queste rientra un buon paio di pinne.
Le pinne rientrano tra le dotazioni per il salvamento obbligatoriamente previste dalle Ordinanze di Sicurezza Balneare delle Capitanerie di Porto. Tuttavia, nelle postazioni spesso si trovano dei modelli che sono totalmente inadeguati al tipo di servizio, e devo ammettere che anche durante i controlli della Guardia Costiera non sempre questo viene fatto notare: purtroppo a volte gli Ufficiali si limitano soltanto a controllare se queste siano presenti, al fine di "adempire" alla checklist.
I modelli di pinne si differenziano tra di loro principalmente per il materiale con cui sono fatte (plastica, vetroresina, gomma, carbonio), per le dimensioni della pala e per le due opzioni di calzatura:
a scarpetta, che si indossano a piede nuoto o con un sottile calzino in neoprene, e presentano indicativamente le stesse taglie delle comuni scarpe (per esempio la mia taglia è 41/42);
a cinghiolo, che si indossano con un calzare che può avere una suola più o meno rigida, motivo per cui è sempre meglio scegliere una taglia leggermente più grande, fermo restando il fatto che il cinghiolo regolabile permette di spaziare su un range di taglie più ampio.
Nel mondo degli sport acquatici esistono diverse tipologie di pinne, in base al tipo di disciplina. Facendo una rapida panoramica, possiamo trovare:
pinne da apnea, a scarpetta, caratterizzate da una pala molto lunga necessaria a percorrere tanti metri con il minor dispendio di energia, sia durante l'apnea dinamica in piscina (orizzontale), sia nell'apnea profonda in mare (verticale);
pinne da sub, a cinghiolo, caratterizzate da una pala rigida e robusta, utilizzate principalmente per postarsi orizzontalmente visto che nella subacquea le variazioni di quota (spostamento verticale) sono date dal gonfiaggio del GAV (jacket);
pinne da snorkeling, a scarpetta o cinghiolo, generalmente con pala corta in plastica, economiche e minimaliste proprio per essere impiegate in quest'attività ricreativa semplice e accessibile a tutti;
pinne da nuoto pinnato, a scarpetta, con pala lunga dai 60 agli 80 centimetri, dimensioni richieste dai regolamenti di questa particolare variante del nuoto, disciplina sportiva riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale, in Italia gestita dalla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee) e a livello internazionale dalla CMAS (Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee);
pinne da salvamento sportivo, con scarpetta molto stretta che garantisce una buona tenuta, ma una difficile vestizione (spesso si usa il sapone), e una pala che rispecchia le dimensioni indicate dalla International Life Saving Federation (65cm di lunghezza e 30cm di larghezza);
pinne da bodyboard, sport in cui si surfa in posizione distesa su delle tavole corte e larghe, con le gambe fuori dall'acqua con lo scopo di supportare la partenza (takeoff) e la surfata proprio grazie all'impiego di pinnette corte; queste presentano una scarpetta aperta sia dal lato dorsale che dal lato plantare del piede, per intenderci, hanno un robusto cinghiolo in gomma, non regolabile, che forma un unico corpo con scarpetta e pala.
E per quanto riguarda il soccorso, quale modello di pinne è bene utilizzare?
Lifeguard
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, le pinne da salvamento sportivo non sono adatte al salvamento reale. Infatti queste nascono per garantire il massimo della performance nell'utilizzo in gara, in piscina, ma risulterebbero scomode da utilizzare, e soprattutto da vestire, durante un'azione di soccorso in spiaggia.
Modelli
Le pinne ideali per un lifeguard sono le "mezzepinne". In particolare, queste devono essere:
a scarpetta, non a cinghiolo, questo perché il lifeguard durante la sua attività non indossa i calzari;
pala corta, cosa che permette di agevolare la vestizione, nuotare anche in acqua bassa e di utilizzare anche la gambata rana;
di colore giallo/rosso, in linea con le altre dotazioni.
Tra i modelli prima elencati, quelle che si avvicinano di più all'esigenza sono proprio quelle da bodyboard, dove la scarpetta aperta anche sulla pianta agevola il trasporto e la vestizione.
Procedure di vestizione
Su questo aspetto è bene fare una riflessione: è necessario tener conto che, partendo dalla battigia, l'acqua non è subito fonda e quindi bisogna saper scegliere il punto adatto dove poterle calzare.
Inoltre, bisogna tener conto del fatto che dopo un tratto di acqua fonda è possibile trovare una zona di secca, con l'acqua così bassa da poter stare in piedi.
Per questo è indispensabile conoscere bene lo spot dove si opera, e soprattutto provare l'ingresso in acqua con vestizione delle pinne prima che questo diventi necessario per un soccorso.
Il mio consiglio è di posizionare le pinne in prossimità della postazione, abbinate con il rescuetube, al fine di poter prendere insieme tutto il "pacchetto".
In caso di intervento in genere vesto le pinne non prima che l'acqua arrivi all'altezza del bacino, iniziando appena un attimo dopo il passaggio di un'onda: infilo un braccio in una pinna, così da non perderla mentre vesto l'altra; successivamente vesto rapidamente anche la seconda, il tutto con lo sguardo rivolto al pericolante. Si tratta di un'azione di 5 secondi, non di più!
Allenamento
Come già detto, la principale cosa da allenare è la vestizione. Questa deve essere provata e riprovata, non in piscina dove l'acqua è fonda, ma partendo dalla spiaggia.
Il consiglio è allenare molto la vestizione nella fase di ingresso in acqua, scegliendo il punto più adatto e con lo sguardo sempre rivolto al target.
Raccomandazioni
Infine è bene ricordare che queste rientrano tra le dotazioni personali del soccorritore, non tra le generiche dotazioni dello stabilimento balneare. Il mio consiglio è di acquistare il proprio paia di pinne, scegliendo il modello più adeguato e soprattutto la taglia corretta!
Rescueswimmer
Il soccorritore tecnico acquatico opera con la vestizione completa di dispositivi di protezione individuale, quindi indossa anche i calzari, motivo per cui le pinne adatte sono quelle a cinghiolo.
Modelli
Tra quelle che prediligo ci sono le Tech Fin, pinne utilizzate in diversi ambienti tecnici che spaziano dalla subacquea all'aerosoccorso.
La pala è tutta in gomma naturale. I cinghioli sono costituiti da una molla in acciaio inox assicurata alla scarpetta con apposito sistema di fissaggio, quindi resistono allo stress di una vestizione veloce, contrariamente a quelli tradizionali da sub che si sganciano (o spaccano) facilmente.
All'estremità della pala presentano un foro grazie al quale è possibile agganciarle con un moschettone quando non vengono indossate.
Invece nella parte anteriore della pala sono presenti dei fori per il drenaggio dell'acqua.
Un altro modello interessante sono le Force Fin, utilizzate per lo più in ambito militare.
Sono pinne dalla forma molto strana, con un'accentuata convessità della pala, che termina con due punte. Questo particolare shape permette di ottimizzare la pinneggiata, sia nella fase ascendente che in quella discendente, sfruttando al meglio i propri muscoli.
La scarpetta è fatta in modo da poter essere vestita con calzari rigidi, e sono in genere abbinate all'utilizzo della muta stagna.
È bene precisare che entrambi i modelli di pinne citati sono molto pesanti e non galleggiano, quindi occhio a non perderle in acqua!
Procedure di vestizione
In questo caso l'operatore interviene generalmente da mezzo nautico (o aereo), motivo per cui la vestizione non si distacca da quella classica di un sommozzatore.
Durante le fasi a secco, il mio consiglio è di tenerle agganciate lateralmente, una per lato, in modo da non disturbare durante i movimenti; come agganciarle dipende ovviamente dal tipo di PFD che si indossa.
Allenamento
La pinneggiata coinvolge le strutture muscolari che vanno dalla regione addominale fino alle dita dei piedi. Per questo motivo un soggetto poco allenato può facilmente incorrere in crampi, già dopo le prime pinneggiate.
Il mio consiglio è di iniziare gli allenamenti in piscina prima con delle pinnette da snorkeling, poi con delle pinne da sub e infine passare alle pinne tecniche.
Naturalmente bisogna poi nuotare con la vestizione completa in mare, cosa che differisce totalmente dal classico nuoto in costume in piscina.
Invece un esercizio a secco utile, e molto diffuso tra i rescueswimmer nel mondo, sono i flutter kicks (calci in aria), ottimo in quanto allena i muscoli flessori dell'anca e la forza delle gambe per la pinneggiata.
Raccomandazioni
Pinneggiare è semplice. Invece pinneggiare correttamente è estremamente complesso, e differisce in base a fattori anatomici (altezza, rapporti tra i segmenti corporei, distribuzione delle masse), fattori funzionali (tono muscolare, mobilità, postura), tipo di pinne e naturalmente in base alla tecnica: pinneggiare in superficie è diverso che in immersione.
Per una buona propulsione, lo sforzo maggiore deve essere sulla fase discendente della pinneggiata, quando il dorso del piede spinge verso il basso.
Infine bisogna evitare di scalciare al posto di pinneggiare: il fulcro del movimento è rappresentato dall'anca, non dal ginocchio!
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