La ricerca del miglioramento nella qualità della simulazione e le recenti necessità di limitare il contatto fisico hanno incentivato negli ultimi tempi l'impiego di manichini da addestramento nelle attività addestrative e simulative nel soccorso, compreso quello acquatico. Prendendo come esempio i modelli che uso, i manichini della RuthLee, in questo articolo faccio una panoramica di come li utilizzo.
Per la precisazione ho utilizzato due modelli
il Pool Rescue che è utile per allenare i gesti tecnici classici di un corso di salvamento (traino, rescuecan/tube, ecc), recupero sul fondo e che con degli adattamenti può essere utilizzato anche in acque libere, oltre che in piscina
il Man Over Board che nasce prevalentemente per il settore marittimo, il search and rescue ed il soccorso tecnico
Traino
Il primo passo è quello del traino tradizionale, nuotando col manichino in side-stroke o rana-dorso.
Avendo un assetto negativo (il manichino tende ad affondare), nelle prime fasi del percorso di allenamento è possibile aumentarne la galleggiabilità vestendolo con un giubbotto aiuto al galleggiamento.
È importante che il PFD sia molto stretto attorno al busto del manichino, altrimenti tenderebbe a svestirselo facilmente. Meglio se gonfiabile, così da poterne calibrare la spinta idrostatica.
Rescue tube
Per poter funzionare il device deve essere adatto al busto del manichino. I modelli classici da salvamento sportivo, con le misure standardizzate ILS, dovrebbero andare bene.
A differenza dei classici mezzo-busto, resta in ogni caso necessario rimanere vicino al manichino, supportandone il posizionamento sul device, anziché nuotare trainandolo dalla cima.
Rescue can
Per allenare la classica manovra ad anello, la cosa più difficile resta quella di garantire il costante posizionamento del pericolante sul device. D'altronde il manichino deve simulare una persona priva di coscienza.
Restube
Quanto visto vale anche se si utilizza un device gonfiabile ad innesto rapido con bomboletta di CO2.
Recupero sul fondo
Il recupero sotto la superficie dell'acqua è un esercizio stra-adoprato nei corsi di formazione, ma un'azione che nella realtà dei fatti un lifeguard potrebbe trovarsi a fare forse in piscina, sicuramente non in mare. In ogni caso, un manichino affondante, contribuisce a realizzare questo esercizio.
L'altro modello di manichino, per peso e conformazione, ha meno senso utilizzarlo per lifegurading e prende valore se impiegato per il soccorso marittimo tecnico.
Di seguito qualche test in cui l'ho abbinato ad alcuni device, come un rescuetube-dolphin, il rescueT della Giaro, un salvagente anulare aperto.
Rescueboard
Sull'utilizzo delle tavole da soccorso devo invece prediligere il manichino grande perché risponde meglio alle tecniche di flip, caricamento ed estrazione fuori dall'acqua.
Estrazione
Nelle simulazioni il soccorso non finisce con la parte in acqua. La parte difficile è quella in shallow water (zona di acqua bassa), che spesso si estende per diversi metri fino ad arrivare alla battigia.
Il duro lavoro è quello, altro che la parte di nuoto. E c'è da aggiungere che probabilmente il malcapitato dovrà essere trasportato all'ingresso dello stabilimento balneare per poter fare il rendez-vous con l'ambulanza.
Simulazione
Nello scenario completo, lo stesso manichino potrebbe essere utilizzato anche per simulare le azioni del primo soccorso. Ovviamente per la valutazione della qualità della RCP andrebbero impiegati gli specifici simulatori.
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