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  • Immagine del redattoreDavide Gaeta

L'ALLENAMENTO A SECCO del lifeguard

Aggiornamento: 18 apr 2023

Pensare che “il nuoto è uno sport completo” è un grande errore. Nel nuoto i gesti sono ripetitivi e fini a se stessi, il range dei movimenti è inferiore rispetto al potenziale e non sono sollecitati i muscoli stabilizzatori in quanto non è necessario compensare la forza di gravità.

Senza un’adeguata integrazione di allenamenti a secco si può rilevare anche nei nuotatori agonisti una curva cifotica accentuata, le spalle chiuse anteriormente, il tratto lombare ipercurvato, le anche chiuse in flessione, le ginocchia che tendono all’iperestensione.


Pensare che nuotare sia un’attività sportiva esaustiva o addirittura curativa per scoliosi e problematiche simili è assolutamente sbagliato. Il lavoro in acqua va compensato col lavoro a secco per il proprio benessere, ma anche per incrementare lo stesso potenziale acquatico.


L’allenamento a secco, ad integrazione della parte in acqua, dovrebbe prevedere soprattutto forza e flessibilità, ma anche una massiccia componente legata all’allenamento di resistenza e velocità.


Nella parte a secco è possibile ritrovare il momento giusto per andare a stimolare la componente lattacida utile nei momenti intensi che possono presentarsi durante un salvataggio.


A questo scopo tornano utili i cosiddetti “interval training”, allenamenti a circuito che prevedono l’alternarsi continuo di esecuzioni e brevi tempi di recupero, a volte anche questi attivi.


Per far lavorare l’organismo a pieno regime l’ideale sarebbe puntare a tipologie di allenamento del tipo HIIT (High Intensity Interval Training), protocolli di breve durata, ma di alta intensità, che vanno fortemente a stimolare in maniera diretta la componente anaerobica durante l’esecuzione del circuito, e indirettamente a stimolare anche la componente aerobica durante la fase post-esercizio rappresentata dall’ EPOC (consumo di ossigeno in eccesso post-allenamento).


 

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