Si parla di condizioni estreme quando le dimensioni delle onde sono tali da rendere molto difficile mantenere una tecnica standard di nuotata e, di conseguenza, da rendere molto pericoloso nuotare in mare.
Per trattare questo tema ho voluto prendere spunto dalle parole di Stefano Tiozzi, allenatore di nuoto e professionista del salvamento, con una vasta esperienza nel nuoto in mare, anche in condizioni estreme.
Per avventurarsi in mare in condizioni estreme è assolutamente necessario disporre di una capacità di adattamento enormemente superiore alla media, qualità molto rara e difficile da riscontrare persino in un campione del mondo di una qualsiasi specialità del nuoto.
Ebbene la regola principale nel nuoto estremo è cercare di sfruttare al massimo ogni spinta o risucchio di onda, anche a costo di abbandonare totalmente ogni stile codificato di nuoto, e cercare di nuotare nel modo più lineare possibile anche quando questo significa “bucare” le onde proprio come i tunnel fanno con le montagne.
Tutte le altre considerazioni quanto a come affrontare correnti e onde di diverso tipo restano valide, e acquista particolare importanza la regola di non farsi mai sorprendere con le braccia in recupero.
Ricordarsi prima di tutto che nuotare a favore di corrente non compensa tratti con corrente contraria di uguale dimensione.
Per esemplificare questo concetto è interessante questo aneddoto di Stefano Tiozzi:
"in una giornata di bora a 100 km orari con onde miste (corte insieme a lunghe) di bolina (a favore e quasi laterali da dietro) alte un paio di metri e con frangenti lunghi feci un chilometro e mezzo a nuoto in poco più di 9 minuti; poi feci il ritorno con corrente contraria in 45 minuti, quindi, la corrente fortissima a favore mi ha abbattuto il tempo standard di circa il 50% invece quella contraria me lo ha aumentato di più del 125%".
Questo significa che ogni volta che arriva un’onda lunga contraria o laterale, per minimizzare lo spostamento, è necessario immergersi sotto al frangente e pinneggiare a delfino senza usare le braccia finché non è finito il suo vortice (a volte una decina di secondi), poi uscire con una nuotata a crawl con pause di recupero e con recuperi subacquei sincronizzati ai frangenti delle altre onde più corte, nuotando in modo standard dunque per una frazione ridottissima del tempo totale, lunghi o corti a seconda della corrente e dei risucchi.
Quando poi arriva l’onda lunga a favore occorre stare molto attenti alla spinta che essendo superiore allo standard potrebbe farti affondare neutralizzando il favore, e nel successivo risucchio stare assolutamente passivi e pronti a seguirla subito dopo lo scavallamento.
Se ti è interessato l'argomento trattato in questo articolo puoi approfondire leggendo il mio libro:
che puoi ordinare su Amazon ciccando qui!
Comentarios