Navigare a centinaia di chilometri/orari sulla superficie dell'acqua è senza dubbio un'esperienza adrenalinica. Lo sanno bene i piloti e lo staff della Federazione Italiana Motonautica, ma soprattutto lo sa bene il personale che è adibito alla gestione di eventuali incidenti.
Fabrizio Boffi è il presidente della Bergamo Scuba Angels, scuola per sommozzatori specializzata nell'impiego dell'elicottero ai fini del soccorso in acqua. Da tempo la scuola ha strutturato dei protocolli operativi che miscelano le tecniche di elisoccorso a quelle della subacquea, e da diversi anni gli operatori della BSA sono impiegati in supporto alle competizioni di motonautica.
Attraverso questa intervista, scopriamo la parte di assistenza e soccorso che viaggia di pari passo con questo settore sportivo.
Una breve introduzione al mondo della motonautica: discipline, campionati, ecc?
Il mondo della motonautica è davvero molto ampio. A livello di macro distinzioni, che impattano anche sui nostri protocolli operativi, possono essere definite alcune classificazioni:
Competizioni in acque libere (offshore) o acque confinate (inshore). Praticamente le competizioni che si svolgono in mare o in fiumi/laghi/bacini.
Tipologia di barche, quindi catamarani o monocarena (mono-hull).
Imbarcazioni a scafo aperto (in cui i piloti NON sono legati) e con cockpit (abitacolo chiuso attraverso una botola posta in alto, all'interno del quale i piloti sono legati da cinture di sicurezza a 5 punti, come sulle auto da corsa).
Imbarcazioni con singolo pilota o con equipaggio (pilota e throttleman).
Le varie categorie esistenti, combinano tutte queste variabili.
Quali sono i principali rischi in una competizione di motonautica?
Dipende dalle categorie. Per quanto riguarda i catamarani, il maggior rischio è quello di un “flip”, cioè che la barca decolli letteralmente, a causa dell’eccessiva portanza generata dal tunnel che separa i due scarponi.
Esiste poi il rischio di “spin-out” (testacoda) in virata, per tutte le imbarcazioni. La differenza è che, in caso di incidente, il catamarano rimane quasi sempre sottosopra.
In tutte le imbarcazioni dotate di cockpit, come già accennato, i piloti sono legati con le cinture di sicurezza a cinque punti, proprio come nelle automobili da competizione.
Inoltre le imbarcazioni non sono progettate, a differenza delle automobili, per assorbire l’energia cinetica in caso di impatto. La maggior parte di energia cinetica, viene assorbita dal pilota.
Come è strutturata l'assistenza ad un evento?
Durante le prove e le gare, noi assistiamo gli equipaggi con elicottero e/o barche mediche, posizionate lungo il percorso, dove viene imbarcato anche un nostro medico rianimatore. Le barche mediche, normalmente 2, 3 o 4, sono equipaggiate con presidi di immobilizzazione, alcuni da noi appositamente studiati e realizzati, finalizzati ad immobilizzare l’infortunato in maniera celere, ma sempre appropriata.
Sono inoltre presenti zaini ALS (dove imbarcato il nostro rianimatore) o zaini BLS.
Imbarcati sull’elicottero (non sempre presente) ci sono invece due elisommozzatori solo con attrezzatura personale, quali vengono lanciati sul luogo dell’incidente con l’obiettivo di liberare i piloti, estrarli dall’abitacolo e fornire loro la prima assistenza, in attesa dell’arrivo della barca medica.
Il nostro rescue è organizzato in termini quantitativi, di posizionamento all’interno del percorso, e di protocollo operativo, in modo da assicurare di avere l’eventuale infortunato a bordo della barca medica entro due minuti dall’incidente.
Quali requisiti deve avere un operatore per far parte del team di assistenza?
Il percorso di formazione professionale di un HRS (Helicopter Rescue Swimmer) della Bergamo Scuba Angels è composto sostanziamente di tre diversi e complementari filoni:
Una certificazione subacquea, di almeno un brevetto di terzo grado CMAS e brevetto CMAS Helidiver.
Certificazione AHA di BLSD e una di PTC (Pre-Hospital Trauma Care).
Un periodo di training e affiancamento della durata di una stagione, partecipando agli eventi, inserito in un team di HRS esperti.
Quali sono le procedure per intervenire su un'unità ribaltata?
Le procedure sono diverse a seconda della situazione e della tipologia di imbarcazione, e sono normate in un nostro protocollo operativo.
Per tutti l’obiettivo è di avere l'infortunato a bordo di una delle nostre barche mediche, entro due minuti dall’incidente, per poter iniziare un’eventuale RCP.
A ritroso vengono quindi calcolate le tempistiche e definiti i requisiti per la parte di organizzazione e posizionamento.
Esistono dei simulatori per allenare lo scenario della cabina ribaltata?
Sì, esiste un cockpit galleggiante (chiamato Turtle) che ha il duplice obiettivo di essere utilizzato come training del Rescue Team e come mezzo di certificazione del pilota, quale annualmente è tenuto a effettuare un test di uscita da questo "cockpit".
Questo strumento, infatti, riproduce fedelmente la situazione in cui si trova il pilota nell’abitacolo della propria imbarcazione. Col TurtleTest il pilota dimostra di essere in grado di gestire una situazione di emergenza, con barca ribaltata ed allagata, respirando autonomamente da una bombola situata all’interno del cockpit stesso, e riuscendo ad uscire in maniera appropriata.
Come autosoccorso, qual è la procedura che un pilota dovrebbe seguire in caso di incidente?
I piloti sono equipaggiati con un giubbotto di salvataggio gonfiabile (come quello in dotazione sugli aerei), di una bombola con erogatore, di una maschera da sub a portata di mano e di un dispositivo per tagliare le cinture di sicurezza.
Purtroppo, per la condizione di forte shock e stress che si genera in un incidente, difficilmente i piloti sono in grado di utilizzare in maniera efficace questi dispositivi. Per questo è fondamentale la rapidità e l’efficacia del nostro intervento.
Un intervento di soccorso che ti ha particolarmente colpito?
Ogni incidente è quasi un caso a sé, e lascia un ricordo diverso. Sicuramente fanno molto effetto le parole di ringraziamento che i piloti (e i loro familiari) ci riservano, quando tutto è finito. Alcune sono davvero molto toccanti. Una considerazione che ci fanno praticamente tutti i piloti è che, quando sanno che ci siamo noi come rescue team, corrono più tranquilli e più concentrati sulla corsa.
Incidenti fatali storici, come quello che colpì Stefano Casiraghi, o più recenti, come la perdita di Fabio Buzzi, potrebbero attribuire alla motonautica l'idea di uno sport estremamente pericoloso. Cosa ne pensi?
La motonautica, come tutti gli sport motoristici e di velocità, ha un rischio insito che non è possibile eliminare totalmente. Tuttavia, dall’incidente di Casiraghi (1990) molto è stato fatto in materia di prevenzione, di sicurezza attiva e passiva e di organizzazione dell’attività di soccorso. Bergamo Scuba Angels è orgogliosamente protagonista di questa attività di continua ricerca e miglioramento. I dati sulle conseguenze degli incidenti ci confortano sull’efficacia di questa nostra attività, e ci spronano ad un continuo sforzo per il miglioramento della sicurezza, in senso generale.
Per incrementare ulteriormente la sicurezza in questo sport, cosa potrebbe essere migliorato (organizzazione dell'assistenza, procedure operative, tecnologie, preparazione dello staff, ecc)?
L’aspetto economico, e quindi di fondi disponibili per il miglioramento qualitativo e quantitativo del livello di servizio, è sicuramente l’aspetto più cruciale. Purtroppo questo rappresenta anche un ostacolo che resta difficilmente superabile, e diventa ogni anno più importante.
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