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Immagine del redattoreDavide Gaeta

Strategie e tecniche per il NUOTO IN MARE

Aggiornamento: 16 lug

Il nuoto in mare è la forma di nuoto più pura e istintiva che esista, non solo per il fatto che il mare è la culla delle prime esperienze umane in acqua, ma soprattutto perché in mare si è soggetti ad un grande numero e varietà di disturbi all’equilibrio di nuotata, e questo rende impossibile selezionare una tecnica univoca e specializzata valida ovunque e comunque.

Per trattare questo tema ho voluto prendere spunto dalle parole di Stefano Tiozzi, allenatore di nuoto e professionista del salvamento, con una vasta esperienza nel nuoto in mare, anche in condizioni estreme.

 

Innanzitutto bisogna partire dal presupposto che in mare esistono due tipi di problemi ambientali da affrontare:

  1. quelli determinati da temperatura, densità e torbidità dell'acqua o da fauna marina e che richiedono risposte non-tecniche;

  2. quelli determinati dalle condizioni ambientali e che, influendo su rotta e dispendio energetico, richiedono una risposta di adattamento tecnico-strategica.

 

Assetto

«Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del fluido spostato»: così recita il celebre Principio di Archimede.


Questo significa che il galleggiamento, oltre che dal corpo immerso (in questo caso il nuotatore), dipende anche dal peso del liquido.

In mare, rispetto al lago o alla piscina, il galleggiamento è agevolato per via della maggiore densità dell'acqua, dovuta alla presenza dei sali. Precisamente l'acqua dolce ha una densità di 1,00g/cm³, mentre quella salata in media di 1,025g/cm³ (col picco nel Mar Morto dove arriva a 1,24g/cm³).

Per capirci, se mettiamo in una bottiglia un litro di acqua dolce e in un'altra un litro di acqua salata, quest'ultima peserà di più

Un'altra cosa che influenza in maniera sensibile il galleggiamento è l'utilizzo della muta, indispensabile per gli sport in mare, soprattutto al di fuori del periodo estivo. Le mute umide sono fatte in neoprene, materiale sintetico che oltre a trattenere calore incrementa la spinta idrostatica; il tutto dipende naturalmente dallo spessore.


Le competizioni di nuoto di fondo e triathlon prevedono una regolamentazione molto stretta sulla vestizione proprio perché questa va ad alterare la nuotata. Negli ultimi anni si è molto diffusa la swim-skin, una via di mezzo tra costume e muta.

In merito alla maggiore densità dell'acqua rispetto a quella dolce, un altro aspetto da tener conto è che questo fatto aumenta anche la resistenza all'avanzamento, oltre che il galleggiamento. Si può dire che a parità di energie “si nuota più velocemente in piscina o al lago, che in mare”.
 

Mantenere la direzione

Rispetto al nuoto in piscina bisogna considerare un grande numero e varietà di disturbi all'equilibrio della nuotata: superficie increspata, onde, vento, correnti, mancanza di riferimenti da seguire.


Proprio in virtù dell'ultimo punto, è impossibile nuotare costantemente con la testa bassa, bensì ogni tanto è necessario sollevare il capo frontalmente per guardare la direzione. Il consiglio sul movimento della testa è quello di separare i movimenti della respirazione dall'osservazione; la respirazione resta laterale, come nel crawl tradizionale, mentre per guardare ogni tanto avanti si sollevano soltanto gli occhi sopra la superficie, questo perché sollevare troppo il busto modificherebbe l'assetto e andrebbe ad aumentare la resistenza all'avanzamento.


Naturalmente questo discorso non vale per il salvamento, dove l'azione di avvicinamento prevede l'utilizzo della nuotata head-on crawl, con la testa sempre in emersione.


In caso di mare mosso ovviamente occorre trovare dei compromessi e saper valutare e calcolare le onde in modo da eseguire l’azione mentre ci si trova sulla cresta invece che nel cavo.


In alternativa non resta altro da fare che sollevarsi a petto alto per vedere lontano, con un colpo di rana verticale. Il sollevamento può funzionare per l'osservazione, ma frena del tutto la nuotata e consuma molte energie, perciò meno lo si fa e meglio è.


In ogni caso, prima di entrare in acqua, è doveroso cercare sulla costa dei punti di riferimento (chiamati in nautica anche "punti notevoli" o "punti cospicui") alti e chiari, che restino visibili anche trovandosi poi in mezzo alle onde, utili per mantenere un'idea della propria posizione in acqua e per poter puntare più facilmente le rotte.


Una volta in acqua non è facile capire dove andare. Una cosa da sapere è che guardando lateralmente le zone di mare in lontananza queste sembrano sempre più movimentate, ma è un'illusione. In acqua poi non è neanche facile capire come sono dislocate correnti e zone di secca.

 

Tecnica di nuotata

Le tecniche di nuoto, come già detto, devono essere strategicamente riadattate all'ambiente in cui ci si ritrova. Ecco tre articoli che descrivono come farlo:

 

Safety First

Andare per mare non è un gioco, e come recita un noto detto «per mare non ci sono taverne». Il detto è un invito alla prudenza nell'affrontare il mare, ovvero bisogna fare molta attenzione e cercare di prevedere tutto quello che può succedere. Per questo motivo riporto alcune regole sulla sicurezza che bisogna assolutamente rispettare.

  1. Comunicazioni: informare sempre qualcuno dell'intenzione di andare in mare, in particolare sul luogo dove si terrà la sessione e gli orari. Queste informazioni vanno trasmesse a parenti o amici, e in condizioni impegnative di mare sarebbe bene mettere a conoscenza anche l'autorità marittima di competenza.

  2. Sistema di coppia: in acqua mai da soli! Si va sempre con qualcuno che possibilmente abbia lo stesso livello di esperienza, in modo da garantire supporto a vicenda in caso di evenienza, collaudando a priori cosa fare nel caso uno dei due dovesse avere dei problemi.

  3. Boa segna sub: è il dispositivo mediante il quale un sommozzatore in immersione, un apneista o un semplice nuotatore, segnalano la propria presenza in acque libere. La boa è un supporto galleggiante su cui sventola la cosiddetta "bandiera DAN", rossa con striscia diagonale bianca, mentre all'estero è spesso utilizzata la "bandiera ALFA", metà bianca e metà azzurra a due punte. Il supporto galleggiante è collegato alla persona tramite una sagola, mantenendo un raggio massimo di 50 metri, mentre le imbarcazioni che notano il segnale devono restare lontano almeno 100 metri.

  4. Cintura autogonfiabile: per garantire la propria sicurezza in acqua si ricorre da tempo a dispositivi indossabili e all'occorrenza auto-gonfiabili. In questo articolo vengono messi a confronto diversi modelli in modo da poter scegliere quello più adatto alle proprie esigenze.

  5. Attenzione agli altri: sotto costa bisogna tener conto che possono essere presenti altri sportivi che fanno surf, windsurf o kitesurf, ed è estremamente pericoloso impattare con una tavola, soprattutto con la pinna. Fuori dall'area dei frangenti invece bisogna tener conto del traffico marittimo, soprattutto nel periodo del cabotaggio estivo.


 

Se ti è interessato l'argomento trattato in questo articolo puoi approfondire leggendo il mio libro:

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